Sputa – No Redemption (recensione)

Sputa – No Redemption (recensione)

Agosto 18, 2020 Off Di Noise

Gli Sputa sono di stanza a Berlino e sono per 3/4 italiani: ripensando al fenomeno, affievolitosi negli anni ma non del tutto arrestato, della vera e propria migrazione di “punx” italiani verso la capitale tedesca, è facile constatare come l’humus della cultura underground berlinese sia ancora capace di essere una forte attrattiva. Negozi di dischi, concerti in squat, progetti abitativi, locali e conseguentemente tour di band grosse e piccole , internazionali ed europee, mantengono viva la sotto/contro cultura musicale e politica. Veniamo al nocciolo: No Redemption è uscito a luglio 2020 grazie ad una serie di collaborazioni / coproduzioni (cosa che è divenuta un po’ rara negli ultimi anni) ed è un disco schietto, senza fronzoli, veloce. Siamo nel territorio dell’hardcore americano, cantato in inglese, il cui legame con lo stivale è suggerito solo dal moniker del gruppo: i riferimenti che saltano invece all’orecchio sono tanto i Boston Strangler quanto gli ultimi Limp Wrist (specialmente nelle parti vocali dei pezzi di apertura Existenz e Walk On Actor) passando per i Chain Rank (nel riff principale di Harmless Resignation). Il suono è crudo quanto basta, senza disdegnare l’inserimento di molte parti melodiche, la sezione ritmica mantiene il tutto insieme, compatto e diretto. Il cantato si inserisce agevolmente e con un buon impatto. I temi trattati sono per lo più di critica verso gli atteggiamenti della so-called scene, specialmente la tendenza all’apparire più che all’essere (All That Glitters Is Not Gold, Conformity Control). Il consiglio è di procurarsi questo dischetto oppure supportare la band via bandcamp o andandoli a sentire dal vivo, non appena sarà possibile anche solo immaginare di poterlo fare.

(Goodwill Records, La Agonia De Vivir, Abnegat Records, Passion Means Struggle, Fresh Outbreak Records, Sedation Records, Mastice Produzioni and Choices Of Your Own
Records)