Cro-Mags – Don’t Give In (recensione)

Cro-Mags – Don’t Give In (recensione)

Luglio 8, 2019 Off Di fr3ng

Parliamoci chiaro, i Cro-Mags sono finiti nel 1993. Forse persino prima.

Da allora iniziano gli anni delle bagarre che tutti conosciamo: una reunion nel 2002 durata come uno starnuto, episodi grotteschi (come la famosa rissa a coltellate del 2012), fino ad avere due band parallele.

Come sappiamo, il progetto di Harley Flanagan ha cambiato negli anni molti nomi (White Devil, Harley’s War, Harley Flanagan ecc…) fino a ottenere, lo scorso aprile, il diritto di tornare a produrre musica e fare concerti con il nome Cro-Mags.

Al momento, pertanto, abbiamo due versioni dei Cro-Mags, entrambe con line-up stellari:

da una parte quelli che adesso chiamano Cro-Mags “JM”, dove la sigla sta per John (Joseph) and Mackie (Jayson), rispettivamente secondo cantante dei Mags e uno dei batteristi storici della band, insieme a AJ Novello – chitarrista fondatore dei Leeway– e Craig Setari, che se non lo conosci meglio se ti dai alla trap;

dall’altra i “nuovi” Cro-Mags, quelli di Flanagan, la cui formazione vanta la presenza di un peso massimo come Rocky George, storico chitarrista dei migliori dischi dei Suicidal Tendencies (già coi Mags in Revenge) e di Gabby Abularach, chitarrista già presente in Alpha Omega; alle pelli c’è Garry Gman Sullivan.

Sistemate le pratiche legali e ottenuta la sua rivincita, HF tira fuori Don’t Give In, EP di tre pezzi uscito qualche giorno fa. Questa volta sembra fare sul serio. C’è di mezzo una firma con Victory Records e Arising Empire (sotto etichetta della Nuclear Blast) per il mercato europeo.

A questo punto possiamo finalmente parlare di musica.

L’EP dura 6 minuti, il tempo necessario per far capire che aria tira. Inizia con il pezzo che dà il titolo alla release, aperto da un lungo intro che ricorda in qualche modo quello leggendario di We Gotta Know, quasi a voler rivedicare la paternità di quel sound e di quello stile. Il pezzo si risolve poi con il classico tempo speed metal alla Cro-Mags e varie schitarrate centrali, nelle quali si sente il tocco di Rocky George e Abularach. Niente male davvero.

I due pezzi successivi, purtroppo, non si distinguono per brillantezza. Il tentativo è quello di ricordare Best Wishes, con riffoni midtempo e fraseggi metal ma siamo lontani dallo splendore di quei tempi, sebbene gli arrangiamenti siano particolarmente impreziositi dagli interventi del grande Rocky George.

I suoni non mi fanno impazzire (parere del tutto personale). Mi spiego, si tratta in ogni caso di una produzione di qualità, ma i suoni secchi e taglienti del Normandy Sound sono solo un ricordo.

Che dire, probabilmente se questa produzione avesse avuto il nome di una nuova band, magari di giovani leve, avrebbe avuto un altro risalto. Quando esci con un nome cult come Cro-Mags, invece, l’aspettativa è inevitabilmente alle stelle.

Flanagan ci ha voluto dare, probabilmente, un assaggio di quelli che sono i suoi piani per il futuro. Con minor fretta e cercando di fare le cose nel modo in cui le sa fare, per un’ottima prossima uscita ci sono tutti i numeri, tra cui una line-up d’eccellenza, per quanto non sia la magica formazione che ha fatto storia (Harley, John, Mackie, Doug, Parris).