Angel Du$t – Pretty Buff (recensione)

Angel Du$t – Pretty Buff (recensione)

Aprile 1, 2019 Off Di fr3ng

Riconvertire stilisticamente il proprio progetto musicale in qualcosa di diverso senza cambiare nome è sempre un’operazione molto audace. E la fortuna, si sa, premia gli audaci, specialmente a Baltimora.

Il caso degli Angel Du$t è sicuramente emblematico in questo senso.

La band, per chi non la conoscesse, è formata soprattutto da membri di gruppi hardcore di Baltimora molto “quotati”, quali Turnstile e Trapped Under Ice.

Per chi è fan della band da sempre, Pretty Buff è un disco concettualmente ambiguo e difficile. Questo perché chi segue gli Angel Du$t dal momento della loro formazione è chiamato a prendere una posizione:
da una parte, il disco potrebbe essere visto come un mero tentativo di commercializzazione del gruppo, visto anche il contratto con Roadrunner Records, dall’altra, al contrario, come l’evoluzione naturale di un sound che non è mai stato particolarmente pesante e che invece si è sempre prestato a soluzioni melodiche e di facile ascolto.

Chi non conosce la band, invece, è semplicemente davanti a un disco pop/rock che scorre molto piacevolmente senza la pretesa di inventare chissà cosa.

I riferimenti che mi vengono in mente durante l’ascolto sono abbastanza classici, seppur vari. Si sentono, infatti, influenze che vengono tanto dalla scena alt rock/pop americana degli anni ’90 (piuttosto evidenti i Lemonheads) così come dal pop britannico dei Blur.

Rispetto ai lavori precedenti assistiamo senza dubbio all’enfatizzazione degli aspetti melodici che già caratterizzavano in buona parte il sound della band, una sezione ritmica molto alleggerita, la presenza di chitarre perlopiù pulite e/o acustiche e l’introduzione di altri strumenti come il sax.

Voglio dirlo senza timore di smentita: Pretty Buff è un disco bello e coraggioso. I ragazzi hanno dato sfogo al loro lato melodico e l’hanno fatto bene, senza risultare pacchiani e banali.

I ritornelli orecchiabili e l’estetica art pop (vedi l’artwork e i videoclip) rendono il lavoro e la band divertenti e piacevoli, particolarmente indicati quando si vuole togliere un po’ di gain dalle proprie orecchie.